Indian Summer – Andrea Centazzo
di Guido Festinese – Audioreview del 23/06/2024
di Guido Festinese – Audioreview del 23/06/2024
Inserito nella storica collana Geos dell’editore friulano Nota, questo lavoro editoriale realizzato in una chiave interdisciplinare nasce dalla collaborazione tra Giuseppina Colicci e Olga Laudonia. La prima, che è stata docente di diverse discipline etnomusicologiche in Italia e negli Stati Uniti, attualmente collabora con il Master di Analisi e Teoria Musicale del GATM (Gruppo Analisi e Teoria Musicale), la seconda insegna Storia della musica presso il Conservatorio di Cosenza. Com’è noto lo scenario rituale del ciclo paraliturgico pasquale si presenta particolarmente vario, vitale e attivo nell’area campana, così come avviene in molte località della Penisola. I riti della Settimana Santa si rivelano occasioni di intensa partecipazione collettiva devozionale, di spettacolarizzazione di patrimoni immateriali, di autorappresentazione e di costruzione di identità sociali locali. Benché la ricerca antropologica e musicologica abbia analizzato molte manifestazioni riconducibili alla Passione di Cristo, restano ancora significativi vuoti da colmare sia nelle indagini che nelle registrazioni: non tutti i fattori che concorrono all’azione rituale sono stati sottoposti ad attenta lente di osservazione da parte degli studiosi (si pensi ad apprendimento, preparazione, modalità performative, ensemble musicali, tipologie di strumenti utilizzati e altro ancora); pure mancanti appaiono più ampie analisi comparative sulle forme musicali nelle diverse aree della regione. Va accolta, pertanto, con grande interesse questa etnografia di Colicci e Laudonia, che si avvale anche del contributo dell’antropologo Giovanni Gugg, il quale analizza la funzione del rito come “dramma sociale”, il suo paralinguaggio, il suo aspetto transgenerazionale e il suo rinnovarsi nel tempo. La sua attenzione si rivolge, specificamente, ai codici organizzativi delle processioni del Venerdì Santo come dispositivi che consentono di far fronte all’insicurezza. A Sorrento il Venerdì Santo prima dell’alba, l’Arciconfraternita di Santa Monica è protagonista del rito della cosiddetta “Processione Bianca”, che procede nelle vie ancora silenziose della rinomata cittadina costiera campana, visitando gli Altari della Reposizione delle chiese disposte lungo il percorso processionale. I partecipanti indossano un sacco bianco e una cintura nera che simboleggia la devozione alla Madonna della Cintura. I membri dell’Arciconfraternita sono a volto scoperto mentre tutti gli altri sono incappucciati. La statua della Madonna Addolorata, scultura fine ottocentesca di scuola leccese, è portata a spalla dai confratelli. Il corteo è aperto e chiuso da fiaccole e lampioni, nella parte centrale sono collocati gli strumenti della Passione. Preceduta da una banda, la processione si snoda accompagnata dal “Salmo 50”, intonato da un gruppo di ben centoquaranta cantori, posto a un terzo del corteo, che non sono confratelli e sono chiamati il “Miserere”. A metà del corteo si trova una tromba, mentre alla fine c’è una raganella. La ricerca documenta la processione del 2022, la prima dopo due anni di impedimenti dovuti alle restrizioni determinate dalle politiche con cui è stata affrontata la pandemia. L’analisi approfondita mette al centro proprio la pratica esecutiva del “Miserere”, che i cantori interpretano secondo modalità afferenti alla tradizione orale ma che a Sorrento coinvolge un numero di esecutori di notevole entità. In tal senso lo studio non manca di cercare comparazioni con altri cicli canori pasquali derivati dall’esperienza sul terreno di Colicci. Inoltre, sul piano musicologico, Laudonia scandaglia l’opera di Francesco Saverio Fiorentino (1867-1946), il Canonico a cui è attribuita dai sorrentini la composizione del “Miserere”, analizzando le fonti e il suo intervento di armonizzazione e in una certa misura di codificazione del canto. Dello stesso Canonico sono anche riportati gli spartiti dei suoi manoscritti musicali. La documentazione musicale e visuale, accessibile con codice QR, ci consegna una sequenza di fotografie sonore che danno conto di ciò che accade a livello acustico, mentre le riprese video fissano i diversi momenti musicali e processionali; la trattazione si avvale anche di corredo fotografico. Il grande merito di questo approccio di ricerca è di aver indagato le strategie performative del “Miserere” processionale, di affrontare il molteplice ordito dell’evento comunitario e il composito soundscape per provare a restituire la pluridimensionalità del rito. Un significativo tassello nello studio sistematico di pratiche paraliturgiche musicali di tradizione orale della Settimana Santa.
Delia Dattilo – Il fatto di Calabria
«La Prima guerra mondiale è un prisma: accostando l’occhio alla finestrella affacciata sul passato, sembra di poterla osservare da tutte le parti. Ma la potremmo anche ascoltare? Potremmo sentirne le voci, i rumori, i canti? Insomma, esiste da qualche parte una memoria sonora della Grande guerra?» — questo l’interrogativo di Alessandro Casellato (Università Ca’ Foscari di Venezia) nel 2016[i], a preludio di una presentazione scritta dei lavori di ricerca dell’etnomusicologo Ignazio Macchiarella (Università di Cagliari) – allora in corso di svolgimento – per la sistematizzazione, l’analisi e lo studio comparato dei canti dei prigionieri di guerra italiani concentrati in ultimo nel volume Le voci ritrovate. Canti e narrazioni di prigionieri italiani della Grande Guerra negli archivi sonori di Berlino.
La Stampa del 18 Maggio 2018
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