Federico Sirianni, Maqroll (Nota)
estratto dall’articolo “Il corpo elettrico della poesia in musica” di Guido Festinese – giornaledellamusica.it
«Sono un poeta anche quando scrivo narrativa», diceva di sé il grande Álvaro Mutis. Il suo personaggio di Maqroll il gabbiere, Corto Maltese integrale della letteratura più raffinata e lancinante che sia dato leggere in una vita di letture, Ulisse senza requie né Itache possibili, soggetto a tutte le tentazioni da schiere di sirene in realtà ha davvero vissuto prima nel magma ustionante di una poesia che sembra accumulo di cenere, e invece brucia sempre. Vedi alla voce Opere Perdute.
Ben singolare che Federico Sirianni, uno dei tanti eredi veri di Faber un giorno si sia ricordato della “Smisurata preghiera” che De André realizzò a volte traducendo, a volte tradendo il dettato letterale di Mutis, e che la sorte gli abbia poi messo in mano un libro di Mutis da cui sbalzava fuori il salmastro inquieto di Maqroll.
A lui, che, da genovese, ha scritto un verso geniale come “Liberaci dal mare”. Ecco nascere allora queste canzoni, nelle parole di Sirianni, con la «rivelazione sulla via di Damasco: nessun personaggio letterario riusciva a rendere così potente quel senso di incollocabilità, un’incollocabilità fisica, e, ancor più, dell’anima».
Canzoni attraversate da pulviscoli di elettronica, scricchiolii di chiglie, visionarietà degne del colombiano. Nel libretto, poi, i contributi in foto, disegni, annotazioni di tanti amici musicisti, narratori, poeti: a riprendere un filo poetico che Maqroll fa sgusciare sempre dalle mani.