Franco Giordani – Ressenàl (Nota, 2023)
di Salvatore Esposito – blogfoolk.com
Polistrumentista e compositore di Claut (Pn), Franco Giordani ha alle spalle un lungo percorso artistico nel corso del quale ha militato in diverse formazioni locali come Klautans, Top Secret, Lollipop e Bottle of Smokee per poi iniziare dal 2004 una fruttuosa collaborazione con Luigi Maieron, oltre a misurarsi in ambiti artistici differenti tra letteratura con la raccolta di racconti “Il profumo della brina” edita nel 2019 per la collana “I quaderni del Menocchio” e il teatro lavorando a diversi spettacoli come “I Turcs tal Friùl” di Pier Paolo Pasolini e “Tre uomini di parola” con Mauro Corona e Toni Capuozzo. Nel 2015 è arrivato la sua opera prima come solista “Incuintretimp” giunto in finale alle Targhe Tenco, a cui è seguito nel 2017 il pregevole “Truòisparis”, dedicato alla Valcellina e cantato nelle cinque diverse varianti della lingua friulana. A distanza di cinque anni da quest’ultimo, Franco Giordani torna con “Ressenàl”, terzo album in carriera nel quale ha raccolto quattordici brani cantati in italiano e friulano, tra composizioni originali e liriche di Federico Tavan, Barbara Floreancig, Giuseppe Malattia, Aldo Polesel e Rosanna Paroni Bertoja messe in musica per l’occasione. Come ben evocato dal titolo che in friulano nella variante clautana vuol dire letteralmente arsenale ma anche disordine o confusione, questo album è una istantanea dell’universo musicale e poetico del cantautore di Claut nel quale si intrecciano le passioni per la poesia, l’arte e lo sport, ma anche l’importanza della memoria, l’urgenza del canto sociale e della protesta civile. Ad impreziosire il tutto c’è il corposo booklet, immancabile nelle pregevoli pubblicazioni della collana BlockNota di Nota Editore, nel quale la poetica introduzione di Maurizio Mattiuzza fa da preludio a tutti i testi del disco, a cui seguono i contributi del giornalista Toni Capuozzo e del pittore udinese Giordano Floreancig, autore dell’evocativa copertina e delle opere che contrappuntano le pagine, e un racconto di Giorgio Olmoti. Siamo, dunque, di fronte ad un lavoro nel quale convergono diverse forme d’arte e che si muove su registri espressivi ed atmosfere differenti, spaziando dall’ironia più pungente alla poesia, da profonde riflessioni sulla vita a memorie storiche, spesso dimenticate. Un insieme di suggestioni solo in apparenza caotico ma che ci svela la coerenza di un “arsenale” creativo sempre in fermento animato dalla viva ispirazione e da una visione dell’arte aperta a tutte le sue declinazioni. Tutto questo si riflette anche negli arrangiamenti con echi di folk americano, bluegrass e roots rock, ma dove non mancano incursioni nel pop e nel rap, o uno sguardo alla tradizione musicale friulana con le villotte. “Ressenàl” ha preso vita nell’arco temporale che va dal dicembre del 2017 all’ottobre del 2021, con gli ultimi anni segnati dalla pandemia da COVID-19 e dai lockdown, ma nel quale Franco Giordani (chitarra acustica, voce e cori) non ha mai smesso di fare musica e di comporre brani nuovi e vede la partecipazione di un folto gruppo di strumentisti che si alternano al suo fianco: Massimo Gatti (mandolino, mandola), Alessandro Turchet (contrabbasso e basso), Elvis Fior (batteria), Leo Virgili (trombone, tastiere, sinth e chitarra elettrica), Chiara Trentin (violoncello), Francesco Mosna (chitarra acustica e dobro), Jimmi Bressa (chitarra elettrica) Paola Selva (chitarra acustica) e Alvise Nodale (chitarra acustica) a cui si aggiungono le voci di Leonardo Giordani e Gabriele Della Valentina. Durante l’ascolto, man mano che scorrono i brani, si ha l’impressione di sfogliare le pagine di un taccuino di appunti o di un diario in musica, con il cantautore friulano che, in una dimensione spesso confidenziale e diretta, ci consegna l’intensità della poesia, il divertimento negli episodi più ironici e le suggestioni del ricordo. Ad aprire il disco è il folk-rock acustico della title track nella quale il dialogo tra la chitarra del cantautore di Claut e il mandolino di Gatti avvolge le meditazioni sul tempo che passa e sul futuro. Si prosegue con la toccante e nostalgica “Spietame” su una poesia di Federico Tavan dedicata alla mamma scomparsa e nella quale spicca il trombone di Leo Virgili a fendere la linea melodica intessuta dalla chitarra acustica e dal mandolino. Se struggente è “Soldato del carbone” su testo della poetessa Barbara Floreancig in cui sono raccolti i ricordi di un minatore, “Via Lontano” è una elegante e delicata canzone d’amore in punta di chitarra. Arriva, poi, il segmento più leggero del disco con “Campagna elettorale” che incrocia rap e canzone d’autore mettendo alla berlina i politici alla ricerca di voti per le elezioni e il ritratto di uno strampalato tennista del trascinante bluegrass de “La Ballata di Ivan”. Il bisogno di pace dalla vita frenetica di ogni giorno di “Quan” e il rovente ed ironico rock blues “Sindaci autovelox” ci introducono alla gustosa “Villotta green pass parte I” e all’invettiva rock de “Il falò più grande del mondo” in cui Giordani canta della costante tensione distruttiva della società e che culmina con “Villotta green pass parte lI”. Verso il finale arrivano lo sguardo verso la nostra nazione e ai suoi chiaroscuri con “Oh l’Italia”, e i pensieri di un uomo “figlio di un altro mondo” di “Jeir” per giungere alla confessionale “E iò?” in cui il cantautore friulano riflette sul senso dell’esistenza e che suggella quello che è qualcosa di più di un disco, ma piuttosto è una articolata opera concettuale da ascoltare, leggere e guardare, per comprenderne fino in fondo la ricchezza, la bellezza e la poesia.