Mauro Carrero – Jose e Davide / Livio Ferrari – Passioni (Nota Music, 2018)
Nel panorama musicale italiano è sempre più difficile trovare dischi nati da concept artistici ben contestualizzati e realizzati con meticolosa cura e dedizione, esistono fortunatamente delle eccezioni ed una di queste è certamente l’editore friulano Nota. In particolare, la collana “blocknota” di anno in anno è andata arricchendosi di progetti artistici di grande spessore culturale
(si vedano i casi dei lavori monografici dell’Ensemble Bîrûn e la serie di album “Crossroads” in collaborazione con il Circolo Gianni Bosio), nonché di diversi lavori in ambito cantautorale, dischi sui quali si ritorna spesso e che hanno il pregio di superare gli steccati vitali delle campagne di promozione. In questo senso, merita certamente un ascolto attento “Jose e Davide” di Mauro Carrero, album commissionato dal Centro di documentazione Beppe Fenoglio della Fondazione Ferrero di Alba e liberamente ispirato alla sceneggiatura che lo scrittore piemontese, poco prima della sua prematura scomparsa, stava scrivendo per il regista milanese Gianfranco Bettetini. Come ricorda Edoardo Borra nell’introduzione “L’idea di Jose e Davide era maturata nel 1961, in gennaio e in febbraio, quando Alba partecipò a «Campanile Sera», famoso gioco a quiz, condotto da Enzo Tortora, nel quale si sfidavano due paesi, uno del nord e uno del sud, si sfidavano tra domande e prove di atletica. Lo scrittore piemontese era parte della squadra albese nei panni del suggeritore e in quell’occasione cominciò a prendere forma l’idea di dare vita a quella storia che vedeva protagonisti due fratelli di un paese dell’Alta Langa, Jose e Davide che, dopo la morte del padre, prendono strade diverse. Il primo emigra a Torino, andando a lavorare come operaio all’Urbiochimica, l’altro resta nella terra natale per lavorare nei campi. La distanza alimenta le incomprensioni tra i due fino al conflitto e poi al drammatico epilogo. Il carteggio relativo a questo progetto fu riscoperto da Maria Corti nel 1978 e pubblicato nel volume “Tutte le opere”, uscito all’epoca per Einaudi, tuttavia l’oblio rischiava di cancellarne la memoria. Il lavoro compiuto da Carrero ha, dunque, il pregio di gettare nuova luce su quest’opera incompiuta svelandoci un immaginifico lungometraggio in nove canzoni nel quale musica e parole, si intrecciano in modo indissolubile. Gli appunti per la sceneggiatura di Fenoglio destinati a prendere vita sul grande schermo e riportati integralmente nel corposo libretto, fanno da preludio all’ascolto e, nel contempo, trovano nelle canzoni il loro completamento. Dal punto di vista prettamente musicale, il disco rimanda idealmente alle Langhe, dove si svolge l’azione, caratterizzandosi per un impianto sostanzialmente folk-rock con la fisarmonica e le chitarre a reggere le strutture musicali su cui si innestano testi che, partendo dagli stilemi della ballata popolare, si svelano in perfetto equilibrio tra cura per l’impianto lirico e tensione narrativa. I primi sei brani pescano a piene mani negli scritti fenogliani regalandoci piccole perle come l’iniziale “Morte del Padre”, la successiva “Giocare e non giocare” e il country di “Jose si rode ma non scoppia”.
