Descrizione
Il genovese di Fabrizio de André, a più di trent’anni dall’uscita di Crêuza de mä, è stato tradotto in napoletano per due concerti andati in scena nel cortile del Maschio Angioino il 14 e il 15 settembre del 2015. Il passaggio da un dialetto all’altro è avvenuto senza intermediazioni, giacché la presenza del dialetto esclude quasi sempre quella della lingua madre. Nel dialetto si nasce. Del dialetto si è, volente o nolente, figli. Il dialetto è la lingua del recondito che ci portiamo dentro anche quando non affiora alle labbra. L’italiano arriva dopo, quando per corrispondere con il mondo lo adattiamo alle nostre vite. Ma dentro l’italiano si nasconde sempre un accenno, una sfumatura, un fondo di dialetto che ci tiene legati alle nostre origini e non ci lascia andare mai completamente. Così, quando l’italiano suona, il dialetto echeggia profondamente. Finché in certi momenti, in certe circostanze della nostra vita, il dialetto ritorna con impeto e ci riporta di colpo dove siamo partiti. Se l’italiano, dunque, ci serve per andare incontro al mondo, il dialetto ci permette di ritornare a casa.
Annino La Posta
De Andrè, un genovese mediterraneo a Napoli
Fabrizio De André, esce una versione dell’album “Crêuza de mä” in napoletano