Non c’è più niente: Carmine Torchia canta Leo Ferrè
di Francesco De Martino – Quotidiano di Bari del 31/07/2024
di Francesco De Martino – Quotidiano di Bari del 31/07/2024
di Guido Festinese – Alias del 16/06/2024
6. La memoria e il mare (La mémoire et la mer) (Ferré-Torchia)
7. Gli anarchici (tema) (Ferré)
8. La speranza (L’espoir) (Ferré-Torchia)
9. Thank You Satan (Ferré-Torchia)
10. La solitudine (La solitude) (Ferré-Medail)
11. la Marsigliese (La Marseillaise) (Ferré-Torchia)
12. No grazie (Sans façon) (Ferré-Torchia)
13. Non c’è più niente (Il n’y a plus rien) (Ferré-Medail)
Note e Curiosità:
– Confezione a libro con libretto spillato di 70 pagine.
– Tristan, Nicolas e Charlotte: voci in Il cattivo seme.
Dove trovarlo: vai al negozio di Block Nota
Recensione:
Più hanno gridato, più hanno ancora fiato… emblematico vessillo di Ferrè che Torchia interpreta con grande passione nel nuovo album composto di 13 pezzi uscito a fine novembre.
Un album politico e poetico allo stesso tempo. Oltre ai brani un libretto con i testi e le prefazioni di Enrico De Angelis. Un entrare a mani nude nella terra di Ferrè degli ultimi anni, quella del Chianti, rivelandone tutta la forza espressiva attraverso una rivisitazione ricercata, un timbro penetrante e spesso recitativo, una cassa armonica tagliente e corposa. Un disco pensato con il figlio di Ferrè, Mathieu, con un meticoloso lavoro di selezione dei testi e di arrangiamenti. Da Carmine sono stati tradotti sette brani di cui non esisteva la versione italiana. Architetto di parole, un cuore rock che guarda il cielo e che spesso parla attraverso il suo cane Rùanzu, un disegno che è diventato negli anni un compagno fedele al quale affidare l’anima.
Una personalità eclettica che traccia armonizzazioni di qualità altissima permeando di eleganza tutti i suoi lavori.
Rossana Ghigo (Vinile 38, aprile 2024)
Carmine Torchia è nato a Catanzaro, cresciuto a Sersale e vive a Milano. Scrive canzoni, produce dischi, spettacoli e mette in musica i poeti. Due righe veloci che servono ad inquadrare un artista poliedrico e che ci aiutano a presentare il suo nuovo lavoro. Nel dicembre 2023 ha infatti pubblicato il libro-cd Non c’è più niente – Carmine Torchia per Leo Ferré, suonato e cantato con Daniele Fiaschi e Matteo D’Alessandro (e con la presenza di diversi ospiti). Un album ‘politico’, nato dalla collaborazione con La mémoire et la mer che lo ha prodotto assieme a Nota, l’etichetta discografica friulana di Valter Colle, con Edizioni Peermusic Italy. Un lavoro di traduzione e rielaborazione musicale supportato dalla famiglia del cantautore francese, che era anche compositore, scrittore, artista impegnato in nome della libertà, anarchico con la A maiuscola, che si ispirava ai francesi “maudit” come Baudelaire, Verlaine, Rimbaud ma era anche affascinato dagli italiani Pavese e Testori; autori che nel tempo ha musicato e portato in scena nei suoi recital.
Ed è restando proprio nell’ambito del recital, che si alterna al canto, che si colloca questo tributo, frutto di uno studio e una frequentazione accurata e sentita con l’universo di uno dei giganti della musica d’autore francese. La traccia che apre l’ascolto è la prefazione Alla scuola della poesia. Torchia (qui sotto nella foto) sembra quasi canalizzare l’anima di Ferré, restituendoci un ritratto vivido e attuale attraverso le parole che hanno costruito le sue opere. L’ascolto risulta intenso e attento; il senso delle liriche crea una varietà di immagini e sensazioni che abbattono quei muri che aprono le porte dell’introiezione.
Sono tredici le canzoni selezionate da Mathieu Ferré, figlio di Léo. Sono state tradotte in italiano, alcune per la prima volta, come Il cattivo seme, Thank you Satan, No grazie, La Marsigliese e La speranza. Brani che vengono interpretati fedelmente con lo stile originale e personale di Carmine Torchia. Forse non è un album di facilissimo approccio, soprattutto per chi non ha mai affrontato la produzione autoriale di Léo Ferré, che con le sue inquietudini ha sempre raccontato la forza e la malinconia di un poeta ribelle, visionario, schietto, che non le mandava a dire. Ma già ad un secondo ascolto si inizia ad entrare meglio nel suo mondo e ad agevolare il tutto, nel piccolo libro che accompagna il cd, sono presenti i testi dei brani tradotti (oltre a quelli originali) più tre interventi che aiutano la comprensione. Il primo è ‘Paris-Sersale A/R’ scritto da Mathieu Ferré che introduce, spiega e “benedice” questa scelta operata da Carmine Torchia, accomunandolo alla figura di Caronte che traghetta l’ascoltatore alla scoperta di parole, di ‘Amore e di Libertà’. Segue poi Edoardo De Angelis in ‘Senza bavaglio, senza museruola’ permette di entrare maggiormente in connessione con il mondo e il pensiero di Léo, raccontando le sfumature che hanno caratterizzato i suoi testi e infine Andrea Satta, in ‘Ferré sul 38° parallelo’ rivela come Torchia sia riuscito a interpretarlo, attraverso una lettura poetica non convenzionale.
C’è chi sostiene che “Tradurre è un po’ come tradire”, tuttavia, questi testi nello scambio linguistico riescono a mantenere intatta la connotazione originale e vengono enfatizzati da un tappeto sonoro e da elementi che creano un’atmosfera elettrizzante. È il caso, ad esempio, del brano (recitato) La solitudine accompagnato dal suono della chitarra elettrica che gli dona un’anima rock. E di Non c’è più niente, un testo surreale, che nella versione originale ha una durata di oltre 15 minuti. Torchia lo amplia fino a farlo arrivare a circa 18 minuti, offrendo una suggestiva rilettura che scorre su un loop creato da un giro armonico-psichedelico, portandoci a scoprire (o riscoprire) parole che sembrano scritte oggi e che invitano a capire che in quel “non c’è più niente” si cela invece un tutto. Un concetto che ritroviamo nelle parole di Léo Ferré (qui in alto in una foto di repertorio) che compaiono anche sulla quarta di copertina dell’album: “Nasci solo muori solo, tra i due, ci sono avvenimenti, avvenimenti che spero tu scelga, perché la maggior parte delle volte questi avvenimenti ti vengono imposti, quindi fai tutto quello che puoi per mantenere questi avvenimenti per te stesso”.
Annalisa Belluco (L’Isola che non c’era, 2024)
Questa meraviglia va tra gli album di interprete migliori dell’anno, senza esitazione alcuna. Un approccio, quello di Carmine, di vero amore, di curata e millimetrica manipolazione, di convinto rispetto e attenzione per questa materia lavica e oscura, potente e disperata, che ti affama e ti sfama, che strappa pelle e flaconi di sangue, che ti fa venire la pelle d’oca e ti costringe e rivedere modelli e convinzioni, comportamenti e approcci. E’ cosa che riesce davvero a pochi. Alle traduzioni di Enrico Medail e Guido Armellini il cantautore calabrese, mettendoci tutto se stesso, aggiunge di suo pugno, per la prima volta in italiano, sotto l’attenta supervisione di Mathieu Ferré, Thank you Satan, La Memoire et la Mer, Sans Façon, L’Oppression, L’Espoir, la Marseillaise e, mai incisa da Léo, La Mauvaise Graine. Carmine Torchia è autentico, vero, non interpreta ma fa suoi i brani, le parole, i concetti; canta con passione, dolore, partecipazione; dilata e comprime, aggiunge mirate spalle rockeggianti a quel fiume impetuoso e travolgente, addolcisce e inasprisce visioni e paesaggi, ci riconsegna un autore formidabile irrimediabilmente contemporaneo, attuale; ci conferma ancora nella convinzione di quanto possa essere stupefacente il connubio magico tra musica e poesia. Introduzioni e chiarimenti di Mathieu, di Enrico De Angelis, dell’altrettanto innamorato Andrea Satta.
Alberto Marchetti (Ardisc, giugno 2024)
Carmine Torchia è nato a Catanzaro, cresciuto a Sersale e vive a Milano. Scrive canzoni, produce dischi, spettacoli e mette in musica i poeti. Due righe veloci che servono ad inquadrare un artista poliedrico e che ci aiutano a presentare il suo nuovo lavoro. Nel dicembre 2023 ha infatti pubblicato il libro-cd Non c’è più niente – Carmine Torchia per Leo Ferré, suonato e cantato con Daniele Fiaschi e Matteo D’Alessandro (e con la presenza di diversi ospiti). Un album ‘politico’, nato dalla collaborazione con La mémoire et la mer che lo ha prodotto assieme a Nota, l’etichetta discografica friulana di Valter Colle, con Edizioni Peermusic Italy.
Un lavoro di traduzione e rielaborazione musicale supportato dalla famiglia del cantautore francese, che era anche compositore, scrittore, artista impegnato in nome della libertà, anarchico con la A maiuscola, che si ispirava ai francesi “maudit” come Baudelaire, Verlaine, Rimbaud ma era anche affascinato dagli italiani Pavese e Testori; autori che nel tempo ha musicato e portato in scena nei suoi recital.
Ed è restando proprio nell’ambito del recital, che si alterna al canto, che si colloca questo tributo, frutto di uno studio e una frequentazione accurata e sentita con l’universo di uno dei giganti della musica d’autore francese. La traccia che apre l’ascolto è la prefazione Alla scuola della poesia. Torchia (qui sotto nella foto) sembra quasi canalizzare l’anima di Ferré, restituendoci un ritratto vivido e attuale attraverso le parole che hanno costruito le sue opere. L’ascolto risulta intenso e attento; il senso delle liriche crea una varietà di immagini e sensazioni che abbattono quei muri che aprono le porte dell’introiezione.
Sono tredici le canzoni selezionate da Mathieu Ferré, figlio di Léo. Sono state tradotte in italiano, alcune per la prima volta, come Il cattivo seme, Thank you Satan, No grazie, La Marsigliese e La speranza. Brani che vengono interpretati fedelmente con lo stile originale e personale di Carmine Torchia. Forse non è un album di facilissimo approccio, soprattutto per chi non ha mai affrontato la produzione autoriale di Léo Ferré, che con le sue inquietudini ha sempre raccontato la forza e la malinconia di un poeta ribelle, visionario, schietto, che non le mandava a dire. Ma già ad un secondo ascolto si inizia ad entrare meglio nel suo mondo e ad agevolare il tutto, nel piccolo libro che accompagna il cd, sono presenti i testi dei brani tradotti (oltre a quelli originali) più tre interventi che aiutano la comprensione. Il primo è ‘Paris-Sersale A/R’ scritto da Mathieu Ferré che introduce, spiega e “benedice” questa scelta operata da Carmine Torchia, accomunandolo alla figura di Caronte che traghetta l’ascoltatore alla scoperta di parole, di ‘Amore e di Libertà’. Segue poi Edoardo De Angelis in ‘Senza bavaglio, senza museruola’ permette di entrare maggiormente in connessione con il mondo e il pensiero di Léo, raccontando le sfumature che hanno caratterizzato i suoi testi e infine Andrea Satta, in ‘Ferré sul 38° parallelo’ rivela come Torchia sia riuscito a interpretarlo, attraverso una lettura poetica non convenzionale.
C’è chi sostiene che “Tradurre è un po’ come tradire”, tuttavia, questi testi nello scambio linguistico riescono a mantenere intatta la connotazione originale e vengono enfatizzati da un tappeto sonoro e da elementi che creano un’atmosfera elettrizzante. È il caso, ad esempio, del brano (recitato) La solitudine accompagnato dal suono della chitarra elettrica che gli dona un’anima rock. E di Non c’è più niente, un testo surreale, che nella versione originale ha una durata di oltre 15 minuti. Torchia lo amplia fino a farlo arrivare a circa 18 minuti, offrendo una suggestiva rilettura che scorre su un loop creato da un giro armonico-psichedelico, portandoci a scoprire (o riscoprire) parole che sembrano scritte oggi e che invitano a capire che in quel “non c’è più niente” si cela invece un tutto. Un concetto che ritroviamo nelle parole di Léo Ferré (qui al lato in una foto di repertorio) che compaiono anche sulla quarta di copertina dell’album: “Nasci solo muori solo, tra i due, ci sono avvenimenti, avvenimenti che spero tu scelga, perché la maggior parte delle volte questi avvenimenti ti vengono imposti, quindi fai tutto quello che puoi per mantenere questi avvenimenti per te stesso”. Il cdbook, racchiuso in un elegante digipack, è disponibile al link Non c’è più niente – Nota.it
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