Tina: una vita fragile

con una presentazione di  Miriam Mafai

MIRIAM MAFAI SU TINA MODOTTI
Ho sentito fare, per la prima volta, il suo nome all’Havana, da un vecchio militante che diceva di aver conosciuto Antonio Mella, segretario del partito comunista cubano, e la sua compagna, una giovane donna di origine italiana: Tina Modotti, appunto.
Molto coraggiosa e molto bella, mi disse e, ricordandola, il vecchio socchiudeva gli occhi come per gustarne ancora l’immagine.
Poi, naturalmente, di lei ho saputo qualcosa di più.
Tina Modotti pian piano e” uscita dall’ombra nella quale era stata relegata, ed emerge oggi a tutto tondo, personaggio straordinario di una storia che e’ insieme storia delle donne, storia  dell’Internazionale Comunista, storia del Messico e della guerra di Spagna, storia della fotografia del Novecento, e altro ancora.
Era bella e coraggiosa, come ricordava ad occhi socchiusi il vecchio comunista incontrato all’Havana e come provavano i suoi ritratti.
E mi sembra di capire, era divorata da un disordinata passione per la vita, per gli uomini, per la natura, per l’arte, per la politica.
Mi piace per questo, per il suo disordine e la sua passione, capace di concepire la politica non come grigia organizzazione ma come fantasia, e la fotografia non solo come tecnica ma come emozione e politica, e l’amore come scambio intellettuale, sesso e poesia.
Era, cioè, bella coraggiosa e libera.
Ma per dirla con le parole di questo lavoro intitolato a lei: “per essere liberi, essere limpidi e senza macchia, bisogna avere del ferro nell’anima”.

Miriam Mafai

 

Il progetto multimediale

Dopo l’improvvisa e misteriosa scomparsa a Città del Messico, nel 1942, della fotografa e rivoluzionaria Tina Modotti, il riconoscimento della sua personalità artistica e politica non fu universale e per parecchi anni la sua vita e le sue opere furono oggetto di rispettoso ricordo solo in Messico e in gran parte dell’America Latina.
La riscoperta dell’opera di Tina Modotti avviene in Italia solo molto più tardi, nel 1973, iniziando dalla sua città natale, Udine, grazie all’opera del circolo culturale Elio Mauro.
L’opera lirica TINA del 1996 segno’ il primo momento spettacolare dedicato a questa affascinante figura.
L’alto costo degli allestimenti lirici aveva purtroppo limitato la distribuzione di un lavoro che dopo il clamoroso trionfo italiano era stato riproposto nel 1998 a Los Angeles e a San Francisco con altrettanto successo.
Questa piece multimediale, non e’ ovviamente una riduzione dell’opera, operazione per se senza senso, ma una nuova produzione che dall’opera prende ispirazione, sviluppando un nuovo percorso compositivo a cui danno vita la voce di Ottavia Piccolo e le immagini video a tutto campo tratte da filmati d’epoca, foto della Modotti e di Weston oltre alle immagini del film muto unico soppravissuto con la Modotti protagonista.
Lo spettacolo non vuole essere   opera celebrativa, ne tanto meno biografia romanzata, ma invece una finestra sui momenti di una vita vissuta sempre pericolosamente al massimo.
La sua idea di arte e di vita, romantica e decisa allo stesso tempo, ci viene illustrata dalle sue lettere al maestro, mentore e amante Edward Weston, uno dei padri della moderna fotografia da cui Tina prese le mosse per poi librarsi appieno in un universo artistico tutto suo.
Lettere reali e immaginarie di Tina ispirano quindi un testo che alterna epistole a frammenti poetici e citazioni letterarie d’epoca.

La Musica

Nel progetto Ottavia Piccolo e’ affiancata da 6 solisti di un ensemble di prim’ordine: la musica, come al solito nella produzione di Centazzo, sta al confine dei generi ed e’ di grandissimo impatto per ogni tipo di ascoltatore.
Come sempre l’innesto creativo di questa nuova esperienza compositiva sta proprio alla confluenza di molti bracci del grande fiume musicale: non più quindi musica intesa come genere, ma esperienza stimolante e provocatoriamente e utilmente inclassificabile , dal cui alveo affiorano scorie di varia natura, rimembranze musicali di mondi diversi , contaminazioni tra gesti , movimenti , orditi musicali anelanti ad un’unica forma di espressività.
Si celebra dunque in questa forma-spazio dall’iterazione del segmento ritmico alla stratificazione spettacolare, caleidoscopicamente riproposta nell’incedere compositivo.
Minimalismo, world music e melodia si integrano perfettamente in un linguaggio originale e univoco che ha portato Centazzo, , ad essere riconosciuto come uno dei più originali compositori e artisti contemporanei.

Tina Modotti: una donna nella storia

Scoprii Tina Modotti nel 1973 in uno dei primi libri pubblicati in Italia a lei dedicato. Era un libro di economica fattura con riproduzioni scadenti delle sue fotografie : ma nonostante ciò fui colpito dalla forza espressiva di quelle immagini e dalla magnetica energia che sprigionava dalle foto che la ritraevano.
Vicende artistiche e personali mi allontanarono in seguito da lei fino al 1992 , quando a Hollywood mi fu proposto di scrivere la colonna sonora di un film sulla pittrice messicana Frida Khalo . Il film poi non si fece ma riscoprii nelle pagine della sceneggiatura il nome di Tina che appariva come personaggio in alcune scene.
Fu come un brusco risveglio dopo un lungo sonno: avvertii subito l’urgenza di documentarmi su questa straordinaria figura femminile e dopo aver letto tutto quello che riuscii a reperire, mi innamorai della sua vita e della sua arte e iniziai di getto a scrivere l’opera lirica multimediale Tina.
La vita della Modotti e’ una di quelle avventure affascinanti, irripetibili e straordinarie che e’dato a vivere solo a pochi eletti.
La sua storia e’ quella di una coraggiosa ragazza degli inizi del secolo che ha saputo focalizzare le sue energie per raggiungere obiettivi sempre più importanti fino ad entrare nel mito; Tina e’ ormai diventata un archetipo della capacita’ femminile.
Tina è altresì un importante esempio per le dolente masse che ieri come oggi cercano nell’emigrazione una vita migliore che valga la pena di essere vissuta: Tina insegna che credendo in se stessi si possono raggiungere traguardi insperati.
Tina Modotti nasce a Udine nel 1896 in una famiglia numerosa e afflitta da gravi problemi di sopravvivenza : un doloroso e comune destino che in quei tempi univa la maggioranza degli italiani.
All’eta’ di cinque anni inizia la sua vita vagabonda : la famiglia decide di emigrare nella vicina Austria ma il tenore di vita non migliora di molto e dopo alcuni anni il padre decide il grande salto :
la partenza per gli Stati Uniti . Destinazione San Francisco.
Tina arriva dopo un po’ e incomincia subito a lavorare come sarta.
E’ una giovane ragazza di straordinaria bellezza, d’animo inquieto e di grande curiosità: inizia subito il suo rapporto con l’arte esibendosi nei teatri di San Francisco per la comunità italiana riportando consensi, simpatie e successi.
Sarebbe lungo qui raccontare passo per passo la sua incredibile avventura: basti dire che la ritroviamo dopo soli due anni a Hollywood già attrice del cinema muto interprete di alcuni film di cui a tutt’oggi ci resta solo “The Tiger coat”.
La sua bruna sensuale bellezza la predestinava a ruoli di italiana o latina: forse troppo poco per poter emergere veramente.
Il suo matrimonio con Robo Richey, poeta e artista ,e’ il primo passo verso una acculturazione artistica e verso quella che per molti artisti dell’epoca era la terra promessa: il Messico.
Robo, purtroppo raggiungerà il Messico solo per morirvi , mentre Tina ormai allieva  e compagna del fotografo Edward Weston , raggiungerà Città del Messico con quest’ultimo per iniziare una avventura artistica come fotografa di soli sette anni ma sufficienti a consegnarla alla storia di questa nuova arte.
Il cenacolo culturale che Tina frequenta in quegli anni e’ stimolante, variegato e aperto a tutte le nuove tendenze dell’arte: Majakowski, Dos Passos, Rivera, Siqueiros, Khalo diventano gli interlocutori di questa donna avida di sapere, amare e vivere fino all’estremo.
La sua nuova fede politica comunista la porta ad una attività frenetica e le fa mutare la sua ricerca artistica: irrompe nella sua fotografia la passione politica e inventa praticamente il reportage di “denuncia” con foto che restano uniche per l’epoca (anche se erano frutto di studi estetici e preparazioni di posa).
Tra amori divoranti e passioni drammatiche arriva al tragico momento dell’espulsione dal Messico per attività sovversive.
E’ un momento chiave per la sua vita: Tina decide infatti di abbandonare la fotografia e dedicarsi completamente alla lotta politica . Dopo un breve soggiorno a Berlino approda finalmente a Mosca dove in breve diventerà elemento importante nel partito e attivista di Soccorso Rosso.
In quella veste compie molte missioni segrete in tutta Europa fino poi a diventare dirigente logistica nella guerra civile spagnola.
Alla vittoria del Franchismo ripara in Francia e poi, con un passaporto contraffatto, rientra nell’amato Messico dove muore nel 1942 a soli 46 anni in circostanze misteriose sola in un taxi di notte. Diagnosi ufficiale: infarto.

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