Ascolti imperdibili – AA.VV.: “Canzoni di fuga e speranza”, disco tributo agli Yo Yo Mundi

35 anni di carriera sono tanti, specie se vissuti tutti senza interruzioni, con quello spirito giusto che ti consente di andare avanti sempre cercando sfide e sentieri nuovi da perlustrare.
Così facendo non rischi di smarrire il senso del tuo lavoro, né di vedere annacquata la vena ispiratrice.

di Gianni Gardon – Pelle e Calamaio

Gli Yo Yo Mundi hanno fatto esattamente questo, stanno facendo questo, perché è giusto per loro parlare al presente, nonostante la felice ed estemporanea uscita in solitaria del suo uomo-simbolo, Paolo Enrico Archetti Maestri.
Il cantante e chitarrista, paroliere e compositore principale del gruppo, sul finire del 2024 ha dato alla luce un album a proprio nome davvero significativo ed emozionante, dall’azzeccato titolo “Amorabilia”, che su queste pagine sentii l’urgenza di andare a segnalare dopo i primi appassionati ascolti.

Lui stesso però si è premunito di rassicurare subito i fan sul futuro del gruppo, preannunciando tra l’altro delle novità, proprio in vista dell’anniversario della fondazione.
Se sul finire dell’anno era già stata inaugurata una interessantissima mostra dedicata alla storia e alle opere della band, nel 2025 si è pensato di dare seguito a quell’iniziativa, mantenendone la nomenclatura. Nato come un regalo da parte dei vari componenti degli Yo Yo al loro leader, “Canzoni di fuga e speranza”, diventa così un disco-tributo, nel quale tanti artisti di svariata provenienza hanno voluto rivisitare un pezzettino di questa fantastica storia.
Spiriti affini, vecchi amici, anime gemelli, unione di intenti, valori simili: le relazioni umane stanno alla base di queste collaborazioni.

La direzione artistica del progetto (pubblicato da Nota in un cd-libro che comprende anche un coinvolgente racconto di Giorgio Olmoti) è del sodale Eugenio Merico, con Gianluca Spirito (ex Modena City Ramblers), Maurizio Camardi e la collaborazione tecnica di Dario Mecca Aleina.
È stato entusiasmante provare a mettere insieme tanti nomi che poi sono riusciti a entrare in sintonia con pezzi in alcuni casi storici del repertorio del gruppo di Acqui Terme.

La peculiarità di questo album sta pure nel fatto che ogni artista che si è cimentato nella rilettura dei pezzi scelti, lo ha fatto mettendoci sì del proprio, ma non per questo snaturando gli originali, dei quali rimane intatta la bellezza.

Scorrendo l’elenco dei partecipanti, ci si imbatte subito nei Tupamaros, in una band cioè che è partita da presupposti simili e che come gli altri qui inseriti condivide idee di fondo con i protagonisti.
La loro rivisitazione di un brano fondamentale per la band quale “Freccia Vallona” fa capire subito che il livello generale dell’opera sarà altissimo, d’altronde la materia prima è eccellente.

Come giudicare altrimenti brani immortali del loro repertorio, vecchi e più recenti, come “Chi ha portato quei fiori per Mara Cagol?”, eseguita da un ottimo Alessio Lega; “Chiedilo alle nuvole” dell’inedita coppia Ricky Gianco-Lalli, o “Alla bellezza dei margini”, impreziosita dall’interpretazione di Massimo Carlotto?

Spicca inoltre la versione dei Gang di un episodio assai significativo come “Tredici” sulla Banda Tom

Sono tutti brani cui ogni partecipante a questo tributo si è accostato con enorme rispetto, senza stravolgimenti ma cercando comunque, come detto, di metterci qualcosa, come i validissimi Lastanzadigreta alle prese con “Evidenti tracce di felicità”Roberto Billi già con i Ratti della Sabina con la poetica “Ovunque si nasconda”, i Flexus che donano ritmo e vigore alla storica “Carovane”, per non dire della scatenata Banda Popolare dell’Emilia Rossa che modernizza “L’ultimo testimone”. E ancora Massimo Ghiacci dei Modena City Ramblers, che mantiene bene lo spirito originario di “Ho visto cose”Daniele Gennaro che tratta con estrema delicatezza “Fosbury” e Simona Colonna che emoziona non poco con la sua versione acustica e intima de “Il respiro dell’universo”.

Sarebbero invero tutti da citare i nomi degli artisti presenti in questo progetto, che invito caldamente ad ascoltare, perchè gli Yo Yo Mundi a mio avviso non sono mai stati celebrati a sufficienza per i loro indubbi meriti.
Ecco allora che questa compilation (come si diceva un tempo) giunge propizia a riaccendere i fari su di loro, accompagnandoci in 24 tappe lungo un percorso che non ha mai subito inciampi da trentacinque anni e oltre a questa parte.