Il viaggio di Zohra di Nicole Coceancig
di Franco Giordani – instArt.info

Nel panorama musicale regionale negli ultimi anni alcuni giovani musicisti hanno dato forza e valore alla lingua friulana, esportandola al di là dei confini della Piccola Patria. Tra questi vanno citati senz’altro Alvise Nodale, che con il suo Gòtes ha ricevuto premi nazionali di grande importanza, Massimo Silverio e una cantautrice originaria di Premariacco e stabilitasi in Carnia, dalla voce straordinaria, che è Nicole Coceancig. Ricordo che quando l’ho conosciuta restai subito colpito dalla sua energia e dalla sua vocalità inconfondibile. Un giorno le ho raccontato un aneddoto letto dall’autobiografia ufficiale di Johnny Cash. L’artista americano dice testualmente: “Sono grato per il mio dono: mia madre ha sempre chiamato la mia voce il dono”. E’ questa la caratteristica peculiare di Nicole, il dono di possedere un timbro di voce che può piacere o meno, ma resta unico, diverso da tutti gli altri che si sentono in giro. Ma non c’è solo questo, ovviamente. La sua poetica è improntata alla ferma convinzione di diffondere messaggi di impegno civile. Nella sua scrittura musicale fin dagli esordi si è fatta sentire forte l’influenza di Fabrizio De Andrè. fin da “F”, la sua prima opera composta da 9 brani in lingua italiana. Le sue collaborazioni con altri artisti, sia nell’ambito musicale che letterario, sono numerose; si potrebbe dire che Nicole sia infaticabile. Ogni nuovo incontro artistico per lei è rappresenta un arricchimento e un nuovo ripartire. Dalla sua lunga collaborazione con Leo Virgili nasce il suo nuovo album che ha ricevuto il prestigioso Premio Ciampi 2024, edito dall’etichetta Nota di Valter Colle. L’album, sviluppato in forma di concept, ci racconta del viaggio di una giovane donna del Pakistan che arriva in Europa. Come sottolineato nella presentazione dell’album tratta dal sito www.nota.it la voce di Nicole è capace di riportarci immediatamente alla realtà fisica, fatta di carne, di capelli, di pupille, di vesciche che oltrepassa la bolla digitale ovattata in cui siamo caduti. I suoni, calibrati sapientemente da Leo Virgili, mettono in grande risalto il timbro a molteplici tinte della cantautrice friulana. Si tratta di un album che racconta un viaggio doloroso e pieno di ostacoli, sofferenze ma anche caratterizzato da una grande tenacia, un’immensa voglia di vivere. Una storia che confina e che si incrocia con quella narrata dalla scrittrice Antonella Sbuelz nel suo romanzo “Questa sera non torno”, edito nel 2021 da Feltrinelli. Antonella Sbuelz e Nicole hanno anche condiviso il palco in alcuni eventi culturali, coltivando l’invito di andare alla ricerca profonda dell’amore, dell’umanità. Il booklet di Zohra fa parte della collana Block Nota e contiene contributi introduttivi di Loris Vescovo, Mojra Bearzot, Sara Rosso e Angelo Floramo e vale la pena estrarre qualche loro osservazione. Loris Vescovo scrive che l’ascolto sorprende e scuote per la potenza della sua semplicità. Angelo Floramo sottolinea che molte sono le ragioni per cui “andare si deve”: la guerra, la fame, la discriminazione, il bavaglio di qualche tirannia e le ombre di coloro che fuggono passano accanto alle siepi della nostra indifferenza. Secondo Sara Rosso raccontare l’umanità e rimettere le persone al centro in questa lunga notte che sembra non finire è roba da artiste molto coraggiose. Mojra Bearzot osserva che Zohra si ribella a un destino segnato, trova il coraggio per alzare la testa e dire di no. Parte per sè stessa, per tutte le sue sorelle, per la sua mamma. Hanno partecipato alle registrazioni dell’album presso lo studio Invisibles Recordings di Premariacco, oltre a Nicole e Leo Virgili, Giacomo Iacuzzo (percussioni), Marco Tondon (contrabbasso), Davide Raciti (violino), Riccardo Pes (violoncello) e Federico Pascucci (ney). Il viaggio musicale di Zohra è talmente denso che si esaurisce in soli 8 pezzi e prima del finale incrocia una leggenda carnica che narra la vicenda di Silverio, un uomo accusato di appropriazione indebita di un pezzo di terra nel Monte Moscardo: “E chissà cosa sarà di noi / gente senza casa, senza nome / abbandonati correndo dietro a un sogno / Ma noi, come la luna / non saremo di nessuno”. Invito sempre le persone appassionate di musica ad acquistare le opere e non limitare gli ascolti alle piattaforme digitali, soprattutto quando un album è così ben strutturato e musicato, con testi, traduzioni, illustrazioni (in questo caso di Sofia Cappello) e apporti esterni. E quindi, chi desidera approfondire la conoscenza di Nicole sappia che il suo CD è acquistabile contattando l’artista sui social o al sito dell’etichetta Nota www.nota.it. Ho pensato che la migliore presentazione dell’opera dovesse essere affidata a questo scambio di osservazioni direttamente con l’autrice.

Foto di Ingrid Wight
Nicole, prima di tutto: la scrittura di Zohra ha richiesto tanta energia e passione. Sembra che ogni parola sia stata pensata e pesata come per essere definitiva. E’ così? Caro Franco, intanto grazie per queste domande che hai voluto pormi. Il mio personale processo creativo di solito non prevede una modifica delle parole: rimangono definitive quelle che scrivo di primo getto. Anche in questo caso è stato così, ma sicuramente il processo è avvenuto con molta più attenzione ad esse e alla loro unione. Il tema che tratta “Zohra” non è facile, e trovare le parole che riuscissero a darle il giusto peso senza però diventare troppo pesanti era un obbiettivo che fin da subito mi ero prefissata. Non è stato facile e non saprei dire, alla fine, com’è andata… Ovviamente con il senno di poi avrei modificato alcune cose, però forse va bene così.
L’album è stato prodotto da Valter Colle che, alla presentazione del CD, ha detto che tu senti l’urgenza di comunicare messaggi di impegno civile. Si, oltre che l’urgenza ne sento proprio il dovere morale. Ritengo di essere una privilegiata per molti motivi, uno di questi è la possibilità di salire sopra a dei palchi e avere davanti persone che sono venute anche per ascoltare me. Sento proprio la necessità di adoperare quel microfono che sempre ho dinnanzi per dire delle cose (sempre, come dicevi tu, messaggi di impegno civile) che altre persone, in questa maniera e in queste condizioni, non possono fare nonostante lo vorrebbero. Facciamo un lavoro meraviglioso ma che, a parer mio, ci impone anche delle responsabilità.
Le tue collaborazioni con altri artisti sia a livello musicale che letterario sono numerosissime. Così come la tua partecipazione a ogni evento che ti consente di fare nuove conoscenze artistiche. Ho avuto la fortuna di poter collaborare con tante artiste e artisti davvero straordinari, anche con te Franco. Questa è una delle cose che apprezzo di più di questo lavoro; trovo sia davvero stimolante e arricchente condividere la musica con altre persone. Anzi, credo proprio che per me sia il suo senso più profondo. In Zohra si sente il tuo forte coinvolgimento emotivo nei confronti di persone costrette a vivere ai margini della società.

Premio Ciampi 2024
Cosa pensi degli schieramenti di oggi (di ogni orientamento politico), di come riescano a creare divisioni continue per portare la gente dalla propria parte senza andare alla radice delle criticità odierne dell’emigrazione? Guarda, questo è proprio uno dei motivi per i quali esiste Zohra. Il tema dell’immigrazione per me è sempre stato un tema sensibile, e a un certo punto della mia vita ho proprio sentito il bisogno di approfondirlo sul campo. Ho lavorato due anni in comunità per minori stranieri non accompagnati. E pensa che, man mano che passava il tempo e che imparavo, mi continuavo a ripetere che fino a quel momento avevo tanto parlato ma la verità è che non ne sapevo un bel niente. Questo te lo racconto per dirti che non tutti/e possiamo sapere tutto, e non si può pretendere che sia così. Una cosa è certa però: bisogna porsi delle domande, prima di qualsiasi altra cosa. E sto notando che “Zohra” le sta facendo porre. Non potrei che esserne più felice e orgogliosa.
In “Di trop che o ai cjaminat” (da quanto ho camminato) c’è una frase molto poetica: “Piedi consumati dalle stagioni / senza inizio né fine / piedi a forma di uomo / abbandonato al suo destino”. In questi verso Zohra cerca di raccontare non solo la fatica e il dolore del cammino attraverso la rotta balcanica, ma anche e soprattutto la sua condizione: Zohra si è dovuta travestire da uomo per poter partire (“Soi partide di gnot, tal scûr / Lassânt il vêl poiât tal liet / i bregons luncs / i cjavei cûrts […]”), perchè le donne da sole non possono farlo; possono farlo in quanto figlie, in quanto mogli e in quanto madri, ma non da sole. Tra le pochissime che ci provano, molte sono costrette al travestimento.
In “Clamimi par non” (chiamami per nome) canti: “Chiamami per nome / ma fallo nel buio / perché in questa storia fa più paura la luce”. Ritornando alla domanda di prima… proprio per questo. Zohra è travestita e in questo brano, un ipotetico dialogo con il suo passeur (trafficante di esseri umani, colui al quale viene pagata una certa tariffa, non solo in denaro, per arrivare fino ad una determinata meta del viaggio), chiede lui di darle il nome che vuole, l’età che ha bisogno che lei abbia, di prendersi tutto il corpo che vuole, ma di fare tutto ciò nel buio, perché in questa dolorosa storia con un segreto così grande da mantenere, la luce è più pericolosa del buio.
Hai da poco ricevuto il Premio del Festival Suns Europe e il Premio nazionale prestigioso dedicato a Piero Ciampi. Quanto sono stati gratificanti per te? Non saprei quantificare la gratificazione e la gratitudine che ho provato e che ancora provo. Non tanto per me, quanto per Zohra. Zohra proprio come persona. Sapere che ci sono state persone che hanno ascoltato davvero e hanno scelto, anche loro, di dare voce a questa ragazza e alla sua storia è la cosa per me più importante, direi insuperabile. L’obbiettivo di questo lungo e impegnativo lavoro era darle voce… farlo insieme ad altri/e è stato ed è ancora più bello. Sono davvero fortunata.

Leo Virgili e Nicole Coceancig. Foto di Ingrid Wight
La tua attività concertistica è molto ricca. Cosa ti aspetti dai tuoi spettacoli? Guarda, approfitto di questa domanda per annunciare una cosa: ad ogni presentazione di “Zohra”, insieme ai dischi, verranno venduti a offerta libera dei gadget fatti a mano da alcune mie splendide amiche; il ricavato di queste vendite verrà dato in beneficenza al conto bancario di Emergency per Gaza. Solo nella prima serata abbiamo raccolto 170 euro di offerte. Ecco, se c’è una cosa che mi piacerebbe accadesse ai prossimi spettacoli, è che si donasse per cercare di dare una mano, seppur minima, a Gaza e al popolo Palestinese.
Domanda scontata ma necessaria. Pur essendo molto impegnata a proporre Zohra hai progetti per il futuro? Devo dire che di progetti in mente per il futuro ne ho sempre tantissimi, e variano molto tra una disciplina e l’altra. Non mi è mai capitato di lavorare e concentrarmi ad un solo progetto alla volta fino ad ora; questo è impegnativo, ma credo mi piaccia così.
Grazie Nicole, buona fortuna a te, buona fortuna a tutte le Zohra di questo mondo che, oggi come non mai, hanno bisogno di mondo più consapevole ed umano.
This post is also available in: Inglese




