Silvio Orlandi – Allegro tempo di Gavotta (Nota, 2022)
È indubbio che Silvio Orlandi sia una delle grandi figure del revival delle musiche di tradizione orale in Italia. Se n’è ricordato il Premio Nazionale per la Musica Tradizionale che ha premiato il ghirondista piemontese nel luglio del 2022 con il “Premio Loano”, confluenza del premio alla carriera e alla realtà culturale. Orlandi (Torino, 1947) è tra i più influenti promotori della riscoperta della ghironda, come concertista, liutaio e didatta. I suoi Prinsi Raimund sono stati tra i protagonisti della fervida stagione folk in Piemonte tra la fine degli anni Settanta e la prima metà degli anni Ottanta, in sintonia con musicisti e ricercatori che battevano le “vie dei canti” piemontesi.
“Blogfoolk” ha raggiunto il musicista piemontese, percorrendo con lui le stagioni musicali, la sua attività di liutaio, fino a parlare del suo recente album “Allegro tempo di Gavotta”, in collaborazione con Clemente Ernesto De Martino con cui collabora dal 1990, pubblicato da Nota Records.
sui liutai per avere uno strumento. Mi indirizzò a Kurt Reichmann, che a Francoforte costruiva ghironde e da cui acquistai uno strumento. Lui mi indirizzò a Bruno Pianta, che a Milano suonava la ghironda con Almanacco Popolare.
dell’alessandrino raccolto da Castelli prima e da Martinotti poi. Forse, La Lionetta era più vicina a noi.
Al momento Falafel Project è fermo, forse lo riprenderò, ma per adesso mi sto dedicando alla ghironda barocca.
forma tradizionale barocca e possiede un suono corposo e profondo sia nelle note alte che nel bordone. È uno strumento di livello alto, rivolto ai musicisti professionisti, concertisti o chi già ad un livello avanzato,
festival di musica barocca dipende dai ghirondisti e dagli organizzatori che forse non ne sanno molto. È un terreno nuovo.
Nell’immaginario comune la ghironda è associata al mondo medioevale e a quello della musica popolare; suonata da trovatori, trovieri e minnesinger, lo strumento a corde strofinate era diffuso dall’ovest iberico al centro e all’est dell’Europa, passando per la Gran Bretagna, la Svezia meridionale e, naturalmente, nel nord della nostra penisola. Nel “Gargantua”, François Rabelais racconta che “raduna più gente un suonatore di ghironda all’angolo di una strada di quanto non possa un buon predicatore di Vangelo”. Se ciò è vero, d’altra parte non si può trascurare la presenza della ghironda nella musica colta per tutto il periodo barocco. Dall’interesse delle corti europee, a partire dalla Francia, alla moda per il gusto campestre, lo strumento viene modificato e migliorato, soprattutto cambia fisionomia in virtù del fatto che i liutai, per soddisfare la domanda crescente, utilizzano le casse armoniche dei liuti già predisposte danno così forma al modello con cassa bombata, testa scolpita e numerose decorazioni, che prevarrà sul precedente dalla cassa armonica piatta. I più grandi compositori compongono per lo strumento a manovella: pensiamo a Vivaldi e Haydin. Con “Allegro Tempo di Gavotta”, che porta come sottotitolo “La ghironda nella musica colta e popolare”, Silvio Orlandi imbraccia la sua ghironda e, talvolta, il dulcimer (sempre di sua costruzione), conducendoci in un affascinante viaggio nel tempo e nei luoghi, in affinità elettiva con il contrabbassista e violoncellista veronese Clemente Ernesto De Martino, tra i fondatori dei Violini di Santa Vittoria (RE), eclettico esecutore e compositore (il suo violoncello, che ascoltiamo in questo lavoro, è di liuteria ottocentesca piemontese). Questa bella impresa si compone di ventiquattro tracce, che attraversano varie scritture compositive e interpretative. Si parte con due temi danzanti di origine popolare, datati XVI secolo (“La Bergamasca/ Il Chobo nano” e “L’Iatoria del Gobetto/Caccia Amorosa”) e armonizzati da Gasparo Zanetti, per proseguire con “Canario”, dal coevo “Libro di Sonate del Signor Rubini”. L’intento è di porre l’attenzione su musica strumentale che lascia intravedere l’impronta popolare. Continuando ad attingere dalle pagine musicali rinascimentali italiane si passa a temi colti che rappresentano l’evoluzione della musica da ballo rinascimentale: ascoltiamo “Catena d’Amore” (Cesare Negri), “Celeste Griglio” (Fabrizio Caroso), mentre “Lo ballo dell’intorcia” (Antonio Valente) si fa notare per i suoi cromatismi. La seconda sezione dell’album si affaccia sul repertorio del canto narrativo. “Prinsi Raimund”, per voce e dulcimer, proviene dalla versione della cantatrice astigiana Teresa Viarengo con variazioni ispirata alla versione svizzera del Cantone di Vaud di questa triste ballata, dove non è menzionata l’uccisione del figlioletto. Del canavese è, invece, la versione de “La bella Cecilia”, raccolta da Amerigo Viglierno. Infine, c’è “I tre giovani (I giuvo d’Antraime”), ballata piemontese, magnifico esempio di poesia popolare. Nell’ultima sezione dell’album Orlandi affronta il repertorio dell’età dell’oro dello strumento, proponendo due brani di Philibert DeLavigne, “Tambourin I” e “Tambourin II”, e due composizioni di Michel Corrette, “Badine”, per basso continuo, movimento di danza di carattere gaio e leggero, e “La Furstemberg”, variazioni per basso continuo di Corrette dell’aria molto popolare al tempo, estratta da “L’Europa Galante” di André Campra. L’apoteosi della letteratura musicale per ghironda si tocca con un compositore illustre come Vivaldi, del cui “Pastor Fido” Orlandi e De Martino eseguono: “Sonata n. I” (Moderato, Allegro tempo di Gavotta, Affettuoso, Allegro, Giga), “Sonata n. 2” (Adagio, Allegro Assai Sarabanda, Allegro), “Sonata n. 3” (Giga) e “Sonata n.5” (Adagio, Minuetto I, Minuetto II, Allegro ma non presto). Sono settantadue minuti di musica, alla cui base ci sono ampia ri¬cerca storica e organologica e studio di prassi esecutive. Però, non finisce qui: perché con il codice QR è possibile accedere al video di una performance con cui Orlandi ha portato nelle strade l’antica tradizione girovaga del far ballare una coppia di marionette al suono della ghironda.