Alessio Lega e Rocco Marchi con la partecipazione di Ascanio Celestini – e ti chiamaron matta (Nota, 2018)

Pubblicato originariamente nel 2008 in una essenziale versione autoprodotta “e ti chiamaron matta” vedeva Alessio Lega e Rocco Marchi riprendere sei brevi canzoni di Gianni Nebbiosi, uscite nel lontano 1972 e ormai introvabili, sull’orrore dei manicomi, quello che lo psichiatra Franco Basaglia chiamò “morire di classe”. A quarant’anni dall’emanazione della Legge 180/1978 (cd. Legge Basaglia),

quelle canzoni hanno assunto un tratto ancor più attuale e, così, lo scorso anno Alessio Lega ha voluto ristampare questo breve album, impreziosendolo con l’aggiunta di un corposo booklet con tuti i testi, foto inedite, due presentazioni di cui una firmata da Nebbiosi, un contributo dello psichiatra Pietro Cipriani e dell’inedita cantata in sei parti “Mastrogiovanni” realizzato con la partecipazione di Ascanio Celestini. Il risultato è un disco da ascoltare con grande attenzione e in cui si integrano in modo sorprendente le composizioni di Nebbiosi con quelle di Lega, aprendo uno spaccato sulla malattia psichica che si dipana da brani come “In un anno e più d’amor”, “E qualcuno poi disse” e “Ti ricordi Nina” per giungere alla toccante “Atto d’accusa” che rappresenta il vertice del disco. Dal punto di vista prettamente musicale spicca l’eccellente lavoro compiuto da Rocco Marchi sugli arrangiamenti che impreziosiscono ed esaltano la profondità della voce di Alessio Lega esaltandone la potenza dei testi. Insomma “e ti chiamaron matta” è la conferma di come il cantautore di origine salentina sia uno tra i pochi artisti italiani in grado di andare controcorrente, senza ricercare il facile successo ma piuttosto puntando a ridestare di la coscienza civile della nostra nazione.