Cogne in musica

di Miriam Begliuomini – Gazzetta Matin del 31/12/2016

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Rachele Colombo – Cantar Venezia

Canzoni da Battello – Nota, 2016

di Andrea Del Favero – Folk Bulletin

Questo disco è il coronamento di un lavoro profondo e di grande difficoltà, portato a termine con grande misura, attenzione e qualità. E bisogna dire che, viste le premesse, non sarebbe stato così scontato, a patto, appunto di chiamarsi Rachele Colombo, una musicista che non si tira indietro e ha un gran coraggio quando c’è da lanciarsi in nuove avventure sonore. Lo spunto venne nel 2009, quando Guglielmo Pinna le propose di cantare alcuni Canti da Bettello del Settecento veneziano nell’ambito del festival VeneziInCanto, da lui diretto. Devo dire che, trovandomi a dividere il palco con lei insieme con il mio gruppo nella stessa serata, rimasi colpito dalla freschezza musicale che traspariva da quelle melodie antiche, da quel vivace mosaico di voci, profumi, colori autenticamente veneziano che usciva prepotentemente dalle note evocative cantate da Rachele. Un’idea davvero fulminante, che avrebbe però avuto bisogno di una lunga lavoro di messa a punto: la vita di Venezia, questa città così unica e complicata, e la sua stessa anima sono racchiuse in queste quaranta canzoni. Quaranta brani che sono a loro volta il risultato di un paziente lavoro di selezione fatto a quattro mani insieme a Guglielmo Pinna, mai sufficientemente glorificato per il suo paziente e infinito lavoro di ricerca e di divulgazione dei materiali.

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Il Settecento pop va in gondola

Ritrovate negli archivi, tornano le canzoni da battello amate da Rousseau e Goethe In libreria un cd book con 40 arie esemplari scelte e interpretate da Rachele Colombo

di Gian Antonio Stella – Corriere della sera

«In questa maniera la state ne’ gran caldi si va’ ai freschi per li canali della città la sera fino a fino a meza notte con musiche di voci, e diversi istromenti, con grandisimo diletto, con le signore Cortegiane, e spesso anco si cena in barca con mirabil piacere». Una deliziosa incisione del Settecento con l’immagine di una flottiglia di gondole illustra come i veneziani passassero le calde serate d’estate cercando un po’ di fresco nel Bacino di San Marco o lungo i canali dove arrivava dolce la brezza marina. Su una delle barche ci sono cantanti e musicisti con un clavicembalo, una viola da gamba e uno chalumeau, antenato del clarinetto.

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We are not going back

#CONSIGLIATOBLOGFOOLK
“Musiche migranti di resistenza, orgoglio e memoria” è il sottotitolo del CD di ventiquattro tracce, curato da Alessandro Portelli, edito dall’etichetta friulana nel formato libro-CD (Block-Nota) e realizzato in collaborazione con il Circolo Gianni Bosio e l’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi. In realtà, “We are not going back” è la terza produzione discografica del progetto “Roma Forestiera” (dal titolo di una canzone romana che nel 1949 lamentava la fine della musica dalle strade delle città, soppiantata dalla radio e dalla popular music d’oltreoceano), iniziato nel 2009, che si prefigge di indagare le musiche di quei migranti che hanno riportato la musica nelle nostre strade. Prima ci sono stati “Istaraniyeri – Musiche migranti a Roma” e “Yo Soy El Descendiente” della coppia ecuadoriana Janeth Chiliquinga e Sergio Cadena. Scrive Sandro Portelli nella presentazione del CD: «Quando parliamo di musica popolare, parliamo sempre di “radici”, come se la musica fosse obbligata a restare sempre nello steso posto. Ma dovremmo parlare di ali, e dovremmo parlare di piedi: la musica è immateriale, non conosce confini, attraversa mari e deserti, seguendo i passi dei migranti, dei rifugiati, degli esuli, dei viaggiatori. Non sono radici del passato, sono semi del futuro portati dal vento».

Musica turca ottomana, ieri e oggi

Due lavori a cura di Kudsi Erguner con l’Ensemble Bîrun, per Nota Records

di Guido Festinese – Giornale della musica

Kudsi Erguner – sessantaquattrenne maestro del flauto ney, direttore d’orchestra e compositore – è stato ed è un uomo chiave e un nocchiero indispensabile per chiunque voglia affrontare un viaggio diretto nel mare magnum della musica turca, quale che sia la declinazione che volete dare al termine.

La musica turca ottomana è un oceano di suoni diversificati, in cui è sì possibile – spesso – individuare snodi, caratterizzazioni specifiche e particolarità, ma che è anche e soprattutto ciò che il macinio di secoli di incontri, scontri, influenze incrociate, scelte e chiusure hanno costruito, per una nazione situata in un luogo cruciale del pianeta per i transiti di persone e di merci.

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L’asino, il leone e la colomba

di Il cantastorie on line

Federico Berti eclettico musicista, cantante, scrittore e illustratore ha raccolto il testimone dai cantastorie emiliani attivi nella seconda metà del Novecento. Con il suo bagaglio di strumenti da suonabanda, o come direbbero i buskers “one man band” è attivo nei mercati e nelle piazze dell’Appennino bolognese in particolare nella zona di Monghidoro. Laureato al DAMS di Bologna, figlio d’arte, il padre Mario era un cantante folk degli anni Sessanta, Federico Berti da diversi anni è impegnato nella ricerca sui cantastorie e sul loro repertorio proprio per continuarne e innovarne la tradizione. Nel 2005 anche grazie a questa sua attività ha vinto il primo premio alla 11ma edizione del concorso nazionale “Giovanna Daffini” per testi inediti da cantastorie con la motivazione:” per il testo “Fantasmi in galleria”, interessante esempio di narrazione tradizionale perfettamente inserito nel terzo millennio con motivi e temi che presuppongono ricerca sul campo e impegno politico senza compromessi”.

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Il custode della miniera

Gualtiero Bertelli, cantautore veneziano, è stato tra i protagonisti di quella feconda stagione che tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento ha fatto conoscere la nuova canzone sociale italiana. Insieme a Fausto Amodei, Ivan Della Mea, Paolo Pietrangeli, Giovanna Marini e tanti altri è stato la colonna sonora delle lotte e delle istanze che genericamente vanno sotto il nome di “ movimento del Sessantotto”.

L’attenzione per il sociale non è mai venuta meno nei testi delle canzoni di Bertelli e oggi continua questo percorso accostandosi con attenzione e rispetto ad una delle più importanti figure della comunicazione popolare del passato: i cantastorie.

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