Rachele Colombo, Cantar Venezia

Due lavori della cantante intorno al soundscape veneziano

di Guido Festinese – Giornale della musica

Rachele Colombo
Cantar Venezia. Canzoni da battello
Nota Records

Ci sono voci che hanno il dono di sorprendere, la prima volta che le ascolti, e poi rinnovano il piccolo miracolo dell’emozione, ogni volta che capita di ritrovarle. Possono colpire per una tessitura grave, tellurica; possono impressionare, al contrario, per caratteristiche di argentina freschezza, come una cascatella d’acqua sorgiva. A questa seconda categoria appartiene la voce luminosa di Rachele Colombo (nata in paese del vicentino che ora è solo luogo della memoria), peraltro anche ottima specialista di corde e percussioni, protagonista di due recenti uscite discografiche in qualche modo complementari, l’una rivolta all’oggi, alla contemporaneità, l’altra a un passato prossimo che ha strutturato i nostri giorni.

Il tutto nell’ambientazione unica del “soundscape” di Venezia, in realtà luogo non troppo frequentato dal folk di tradizione e di invenzione. Il primo disco da segnalare è ‘Ndar (Freecom) una specie di suite frastagliata e palpitante, accortamente stipata di apporti linguistici diversi, perché a Venezia sempre sono risuonati accenti di tutti i tipi. Qui troverete il francese e il veneziano, naturalmente, ma anche il greco antico e il francese, che è poi lingua madre per Miranda Cortes, che co-firma il disco, con gli sbuffi eleganti del mantice della sua fisarmonica (peraltro “doppiata” in un brano da uno dei grandi ospiti del disco, il veterano Gianni Coscia).

Si parla del destino di Venezia, del viaggio e del ritorno alla città che lega e allontana, e mano a mano che procedono i brani incorporano gli apporti di musicisti come Mauro Palmas e Maurizio Camardi, nomi preziosi della world music in salsa italiana, i poeti Gualtiero Bertelli e Gianluigi Secco, Dario Marusic con violino e sopela istriana, Michele Pucci con la chitarra flamenco. Si sarà compreso che l’opera è densa e sorprendente. E di gran valore.

Suona ancor più sorprendente, allora, che la medesima freschezza sorgiva sgorghi anche da manoscritti originali del Settecento, quelli delle “canzoni da battello” veneziane recuperate da Rachele Colombo in Cantar Venezia (Nota Records, serie Block Nota). Sono rimaneggiamenti di arie d’opera, canti folklorici, minuetti, danze popolari: una vera e propria “popular music” ante litteram destinata ad allietare, per una decina d’anni, i gradevoli soggiorni aristocratici di chi faceva a Venezia tappa con il “Grand Tour” d’Italia, o anche delle stesse figure abbienti della città di San Marco, prima di essere soppiantata dal genere della barcarola.

Colombo ha affiancato alla chitarra (già usata al tempo, assieme al liuto cantabile) la mandola tenore, i tamburelli, il violoncello, campioni d’archi, e ha evitato ogni trappola insensata di filologismo, intervenendo anche con alterazioni di accordi, asciugature di trilli ed abbellimenti e cambi di tonalità d’impianto ove richiesto dalla sua voce particolare. Al contempo ha cercato di mantenere il più possibile la presa diretta dell’esecuzione dal vivo, privilegiando la naturalezza piuttosto che la perfezione. Per tutti questi motivi il doppio cd accompagnato da un sostanzioso libretto si ascolta d’un fiato, con la sensazione che sia stato salvato qualcosa di semplice e prezioso.