Tina: una vita fragile

con una presentazione di  Miriam Mafai

MIRIAM MAFAI SU TINA MODOTTI
Ho sentito fare, per la prima volta, il suo nome all’Havana, da un vecchio militante che diceva di aver conosciuto Antonio Mella, segretario del partito comunista cubano, e la sua compagna, una giovane donna di origine italiana: Tina Modotti, appunto.
Molto coraggiosa e molto bella, mi disse e, ricordandola, il vecchio socchiudeva gli occhi come per gustarne ancora l’immagine.
Poi, naturalmente, di lei ho saputo qualcosa di più.
Tina Modotti pian piano e” uscita dall’ombra nella quale era stata relegata, ed emerge oggi a tutto tondo, personaggio straordinario di una storia che e’ insieme storia delle donne, storia  dell’Internazionale Comunista, storia del Messico e della guerra di Spagna, storia della fotografia del Novecento, e altro ancora.
Era bella e coraggiosa, come ricordava ad occhi socchiusi il vecchio comunista incontrato all’Havana e come provavano i suoi ritratti.
E mi sembra di capire, era divorata da un disordinata passione per la vita, per gli uomini, per la natura, per l’arte, per la politica.
Mi piace per questo, per il suo disordine e la sua passione, capace di concepire la politica non come grigia organizzazione ma come fantasia, e la fotografia non solo come tecnica ma come emozione e politica, e l’amore come scambio intellettuale, sesso e poesia.
Era, cioè, bella coraggiosa e libera.
Ma per dirla con le parole di questo lavoro intitolato a lei: “per essere liberi, essere limpidi e senza macchia, bisogna avere del ferro nell’anima”.

Miriam Mafai

 

Il progetto multimediale

Dopo l’improvvisa e misteriosa scomparsa a Città del Messico, nel 1942, della fotografa e rivoluzionaria Tina Modotti, il riconoscimento della sua personalità artistica e politica non fu universale e per parecchi anni la sua vita e le sue opere furono oggetto di rispettoso ricordo solo in Messico e in gran parte dell’America Latina.
La riscoperta dell’opera di Tina Modotti avviene in Italia solo molto più tardi, nel 1973, iniziando dalla sua città natale, Udine, grazie all’opera del circolo culturale Elio Mauro.
L’opera lirica TINA del 1996 segno’ il primo momento spettacolare dedicato a questa affascinante figura.
L’alto costo degli allestimenti lirici aveva purtroppo limitato la distribuzione di un lavoro che dopo il clamoroso trionfo italiano era stato riproposto nel 1998 a Los Angeles e a San Francisco con altrettanto successo.
Questa piece multimediale, non e’ ovviamente una riduzione dell’opera, operazione per se senza senso, ma una nuova produzione che dall’opera prende ispirazione, sviluppando un nuovo percorso compositivo a cui danno vita la voce di Ottavia Piccolo e le immagini video a tutto campo tratte da filmati d’epoca, foto della Modotti e di Weston oltre alle immagini del film muto unico soppravissuto con la Modotti protagonista.
Lo spettacolo non vuole essere   opera celebrativa, ne tanto meno biografia romanzata, ma invece una finestra sui momenti di una vita vissuta sempre pericolosamente al massimo.
La sua idea di arte e di vita, romantica e decisa allo stesso tempo, ci viene illustrata dalle sue lettere al maestro, mentore e amante Edward Weston, uno dei padri della moderna fotografia da cui Tina prese le mosse per poi librarsi appieno in un universo artistico tutto suo.
Lettere reali e immaginarie di Tina ispirano quindi un testo che alterna epistole a frammenti poetici e citazioni letterarie d’epoca.

La Musica

Nel progetto Ottavia Piccolo e’ affiancata da 6 solisti di un ensemble di prim’ordine: la musica, come al solito nella produzione di Centazzo, sta al confine dei generi ed e’ di grandissimo impatto per ogni tipo di ascoltatore.
Come sempre l’innesto creativo di questa nuova esperienza compositiva sta proprio alla confluenza di molti bracci del grande fiume musicale: non più quindi musica intesa come genere, ma esperienza stimolante e provocatoriamente e utilmente inclassificabile , dal cui alveo affiorano scorie di varia natura, rimembranze musicali di mondi diversi , contaminazioni tra gesti , movimenti , orditi musicali anelanti ad un’unica forma di espressività.
Si celebra dunque in questa forma-spazio dall’iterazione del segmento ritmico alla stratificazione spettacolare, caleidoscopicamente riproposta nell’incedere compositivo.
Minimalismo, world music e melodia si integrano perfettamente in un linguaggio originale e univoco che ha portato Centazzo, , ad essere riconosciuto come uno dei più originali compositori e artisti contemporanei.

Tina Modotti: una donna nella storia

Scoprii Tina Modotti nel 1973 in uno dei primi libri pubblicati in Italia a lei dedicato. Era un libro di economica fattura con riproduzioni scadenti delle sue fotografie : ma nonostante ciò fui colpito dalla forza espressiva di quelle immagini e dalla magnetica energia che sprigionava dalle foto che la ritraevano.
Vicende artistiche e personali mi allontanarono in seguito da lei fino al 1992 , quando a Hollywood mi fu proposto di scrivere la colonna sonora di un film sulla pittrice messicana Frida Khalo . Il film poi non si fece ma riscoprii nelle pagine della sceneggiatura il nome di Tina che appariva come personaggio in alcune scene.
Fu come un brusco risveglio dopo un lungo sonno: avvertii subito l’urgenza di documentarmi su questa straordinaria figura femminile e dopo aver letto tutto quello che riuscii a reperire, mi innamorai della sua vita e della sua arte e iniziai di getto a scrivere l’opera lirica multimediale Tina.
La vita della Modotti e’ una di quelle avventure affascinanti, irripetibili e straordinarie che e’dato a vivere solo a pochi eletti.
La sua storia e’ quella di una coraggiosa ragazza degli inizi del secolo che ha saputo focalizzare le sue energie per raggiungere obiettivi sempre più importanti fino ad entrare nel mito; Tina e’ ormai diventata un archetipo della capacita’ femminile.
Tina è altresì un importante esempio per le dolente masse che ieri come oggi cercano nell’emigrazione una vita migliore che valga la pena di essere vissuta: Tina insegna che credendo in se stessi si possono raggiungere traguardi insperati.
Tina Modotti nasce a Udine nel 1896 in una famiglia numerosa e afflitta da gravi problemi di sopravvivenza : un doloroso e comune destino che in quei tempi univa la maggioranza degli italiani.
All’eta’ di cinque anni inizia la sua vita vagabonda : la famiglia decide di emigrare nella vicina Austria ma il tenore di vita non migliora di molto e dopo alcuni anni il padre decide il grande salto :
la partenza per gli Stati Uniti . Destinazione San Francisco.
Tina arriva dopo un po’ e incomincia subito a lavorare come sarta.
E’ una giovane ragazza di straordinaria bellezza, d’animo inquieto e di grande curiosità: inizia subito il suo rapporto con l’arte esibendosi nei teatri di San Francisco per la comunità italiana riportando consensi, simpatie e successi.
Sarebbe lungo qui raccontare passo per passo la sua incredibile avventura: basti dire che la ritroviamo dopo soli due anni a Hollywood già attrice del cinema muto interprete di alcuni film di cui a tutt’oggi ci resta solo “The Tiger coat”.
La sua bruna sensuale bellezza la predestinava a ruoli di italiana o latina: forse troppo poco per poter emergere veramente.
Il suo matrimonio con Robo Richey, poeta e artista ,e’ il primo passo verso una acculturazione artistica e verso quella che per molti artisti dell’epoca era la terra promessa: il Messico.
Robo, purtroppo raggiungerà il Messico solo per morirvi , mentre Tina ormai allieva  e compagna del fotografo Edward Weston , raggiungerà Città del Messico con quest’ultimo per iniziare una avventura artistica come fotografa di soli sette anni ma sufficienti a consegnarla alla storia di questa nuova arte.
Il cenacolo culturale che Tina frequenta in quegli anni e’ stimolante, variegato e aperto a tutte le nuove tendenze dell’arte: Majakowski, Dos Passos, Rivera, Siqueiros, Khalo diventano gli interlocutori di questa donna avida di sapere, amare e vivere fino all’estremo.
La sua nuova fede politica comunista la porta ad una attività frenetica e le fa mutare la sua ricerca artistica: irrompe nella sua fotografia la passione politica e inventa praticamente il reportage di “denuncia” con foto che restano uniche per l’epoca (anche se erano frutto di studi estetici e preparazioni di posa).
Tra amori divoranti e passioni drammatiche arriva al tragico momento dell’espulsione dal Messico per attività sovversive.
E’ un momento chiave per la sua vita: Tina decide infatti di abbandonare la fotografia e dedicarsi completamente alla lotta politica . Dopo un breve soggiorno a Berlino approda finalmente a Mosca dove in breve diventerà elemento importante nel partito e attivista di Soccorso Rosso.
In quella veste compie molte missioni segrete in tutta Europa fino poi a diventare dirigente logistica nella guerra civile spagnola.
Alla vittoria del Franchismo ripara in Francia e poi, con un passaporto contraffatto, rientra nell’amato Messico dove muore nel 1942 a soli 46 anni in circostanze misteriose sola in un taxi di notte. Diagnosi ufficiale: infarto.

Copyright Andrea Centazzo © & ® 2022

 

 

 

 

 

Rain On the Borders

Andrea Centazzo the composer? Yes. He has in later years come to develop his music in a composi- tional direction and Rain On the Borders (Ictus 308) is a very good place to sample the orchestral component. The album consists of the title piece conducted by the composer, recorded in 1995, and several shorter works from 1986. Together they give a coherent and musically satisfying overview of some of this work.
“Rain on the Borders” has a minimalist post-Riley-Reichian motor periodicity to the opening section and then something more rhapsodic, yet also rhythmically active towards the end of the second half. Soprano Lia Lantieri and pianist Dennis Biancucci come over well in their solo parts.
The second half of the CD features jazz-tinged solo spots for Roberto Ottaviana, Carlo Actis Dato and Roberto Manuzzi. “Tiare” brings an attractive repeating and developing motif in the orchestra against a pulsating mallet ensemble.”Tina Suite” has bold orchestration and some dramatic brass blocks against a pulsating rhythmic foundation.
The four part “Pasosuite” continues to unveil Centazzo’s take on minimalism with dynamic malletwork against bold, brassy motif development.There’s room for some fleet and out sax work, Mr. Dato sounding quite empassionaed and acrobatic.
The point though is that this is music that has excitement, beauty, contour and irresistible pulse. There is a muscular lyricism at work that is a hallmark of the Centazzo’s style of this era.
A very invigorating listen! Recommended.

Grego Appelgate on Gregomusic Reviews (oct. 2011)

Andrea Centazzo e la poesia come fonte di ispirazione

di Giovanna Della Noce (Milano 2016)

L’opera compositiva di Andrea Centazzo da sempre si e’ abbeverata alia fonte dell’ispirazione letteraria e poetica, in continuo interscambio tra poesia, teatro, danza, musica.
La sua musica ha rivestito di suoni le liriche di Joyce, Musil, Neruda, Rilke, TrakI, Andric, Lalic, Pavese, Leopardi, poeti medioevali e molti altri.
Ma e’ soprattutto dal suo incontro con la poesia pasoliniana che Centazzo ha tratto linfa per alcune opere che lo iscrivono di diritto tra gli innovatori del linguaggio musicale contemporaneo.
Con Pasolini, Centazzo condivide natali, esperienze migratorie, studi, esilio ed ispirazioni, legate a quella terra d’infanzia povera, ma densa di pathos che era il Friuli del dopoguerra.
“Omaggio a Pier Paolo Pasolini”  vide la luce nel decennale della morte del poeta, con la presentazione di Enzo Siciliano, e fu eseguito in Italia, Spagna, Austria e Germania.
“Pioggia sui confini”  fu commissionata all’artista dalla Regione Friuli Venezia Giulia per il ventennale della morte del poeta ed e’ stata eseguita in quell’anno nella maggiori città italiane e poi negli Stati Uniti.
La musica di Centazzo sfugge ad ogni definizione, in bilico com’e tra i generi: il minimalismo, l’avanguardia europea, le citazioni mahleriane, le reminiscenze etniche.
In oltre quarantacinque anni di attività musicale, Andrea Centazzo ha tenuto più di 2000 concerti in Europa e negli USA e registrato oltre 180 dischi, ha scritto 8 libri a carattere musicologico ed e’ autore di oltre 400 composizioni per ogni tipo di organico.
Ha suonato, diretto ed eseguito composizioni proprie nei principali festivals del nostro tempo in USA, Europa e Asia.
Ha scritto molte colonne sonore e musiche di scena, vincendo premi di grande prestigio in Italia e in USA.
In questo concerto pasoliniano Centazzo porta al pubblico una nuova tappa del suo lavoro, questa volta basata sulle liriche del poeta musicate con linguaggio nuovo e di sintesi.
Alle due già note composizioni, affianca la prima di un nuovo lavoro dove la poesia di Pasolini ancora una volta si veste della sua caleidoscopica musica

L’ombra e il silenzio – Alberto Rochira

UDINE «La morte non è nel non poter comunicare, ma nel non poter essere più compresi». Parole profetiche di Pier Paolo Pasolini, destinate a restare scolpite nella memoria dei posteri, persino di chi tenta ancora di rimuovere, a distanza di trent’anni dai tragici fatti di Ostia, la verità inquietante d’una morte annunciata, «perché il giovane Pelosi è stato strumento di un piano criminale per eliminare un intellettuale scomodo». 
Questo il taglio che il grande compositore friulano di fama internazionale Andrea Centazzo, sbarcato in regione dagli Usa dove risiede, ha dato al nuovo spettacolo multimediale «L’ombra e il silenzio», in cui torna sulla figura del poeta di Casarsa. L’evento ha chiuso al Palamostre di Udine la rassegna promossa dal Comune per il trentennale della morte di Pasolini, avvenuta nel 1975 sotto i riflettori di un’Italia che non volle indagarne le reali motivazioni. 
«In una società così violenta, la morte di Pier Paolo era prevista». Il succo del coraggioso lavoro del geniale Centazzo sta in questo commento dell’attore Ninetto Davoli, amico del poeta, scandito dalla voce recitante morbida e piena di Carla Lugli. Si ripercorre una vita in un continuum avvincente e concentrato: parole, immagini in movimento proiettate su un grande schermo, e magnifiche suggestioni musicali ottenute con le percussioni del compositore dal vivo, su un tappeto di suoni campionati e montati in tempo reale attraverso il computer. 
Un viaggio psicologico ed evocativo, più che documentario. Dalla scena cruda del delitto si approda alla gioventù del poeta in Friuli e poi al suo esilio romano. In primo piano i grandi temi esistenziali di Pasolini: l’amore, la politica, la madre, la scrittura, la morte.

Le immagini realizzate da Centazzo sono davvero belle, nei montaggi che spaziano dalla campagna friulana alle periferie di Roma, attraversati da potenti ritratti, come la madre ne «Il Vangelo secondo Matteo» e Maria Callas in «Medea». 
Ovunque il volto di Pasolini in foto, spezzoni filmati, disegni. A tratti si rischia di scivolare in una celebrazione agiografica, ma l’insieme risulta alla fine molto convincente e in linea con il miglior stile di Centazzo. Prolungati applausi, ma teatro non pieno per un magnifico lavoro che anche a Los Angeles ha riscosso un notevole successo di pubblico.

Alberto Rochira

L’ombra e il silenzio

L’ombra e il silenzio e’ il titolo della nuova produzione di Andrea Centazzo, scritta per il trentennale della morte di P.P. Pasolini.
E’ la terza opera che il compositore dedica al grande poeta dopo Omaggio a PP Pasolini del 1985 e Pioggia sui confini del 1995 ed e’ nuovamente in tournee in Italia in questi giorni dopo i successi in USA, Colombia e Italia.

Mentre le altre due opere erano composizioni per soprano, narratore e orchestra, con quest’ultimo lavoro Centazzo ritorna alla performance da solo continuando il suo ritorno alla pratica strumentale solistica iniziato nel 1999 dopo anni dedicati solo alla composizione e direzione d’orchestra.

Cosa distingue concettualmente quest’ultimo lavoro dai due precedenti?
Mentre le altre due opere erano liberamente ispirate dalle liriche pasoliniane ampiamente usate nelle composizioni, L’ombra e il silenzio invece e’ ispirato alla figura di Pasolini, alle sue contraddizioni, alla sua vita disperatamente tesa ad un finale tragico, alla sua orrenda morte  che sembra quasi scritta come parte di un suo romanzo.
La morte del poeta, la sua disperazione esistenziale e il desiderio di morte che aleggia nella maggioranza dei suoi scritti sono dunque il tema centrale di questo nuovo lavoro di Centazzo.

Lo spettacolo si apre con la cronaca della morte e con il ritrovamento del corpo straziato per passare poi alle considerazioni e ai dubbi che per anni hanno fatto seguito ad un fatto mai chiarito.
Fino alla nuova confessione del presunto assassino.
Anche i video di cui come al solito Centazzo e’ autore, ruotano ossessivamente intorno all’immagine dello scrittore in una interazione strettissima con il testo recitato e la musica.

Centazzo qui cita se stesso con un frammento di TIARE la video-composizione dedicata al Friuli che lo impose tra il 1985 e 87 come uno degli autori più interessanti della emergente scena multimediale e che gli valse una messe di premi internazionali.
TIARE era stata allora definita Pasoliniana per la sua nostalgia, ironia e per il rimpianto che emana da molte immagini.
Qui introdotto e seguito dai versi friulani di Pasolini testimonia la similitudine nel percorso d’esilio dei due artisti.

Il devastante rapporto con la madre viene riproposto associato ad immagini dal Vangelo, mentre l’autodistruzione tanto cara al poeta si materializza con i versi sostenuti dalle citazioni di MEDEA.

“Questo spettacolo non sarebbe stato possibile tre anni fa” dice l’autore” Solo grazie alle nuove tecnologie che mi permettono di richiamare in tempo reale suoni, ostinati, sezioni orchestrali grazie al computer pilotato da una tastiera, ho potuto realizzare il sogno di essere io l’orchestra con tutti i suoi colori e timbri strumentali e vocali”
La maggior parte dei suoni sono stati registrati personalmente da Centazzo nei suoi viaggi nel mondo e quindi elaborati nel suo studio di Los Angeles e finalmente immagazzinati nel computer con le nuove tecniche digitali.
Con il medesimo processo Centazzo ha creato un’altro spettacolo di grande suggestione MANDALA ispirato all’universo buddista.

In Ottobre MANDALA e L’OMBRA E IL SILENZIO hanno avuto due standing ovation nelle rappresentazioni tenute a Los Angeles.
l’Ombra e il silenzio, che ha debuttato a Bogota’ in Colombia nel prestigioso auditorium dell’Universtità Nazionale, dopo Los Angeles, Firenze e Udine verra’ riproposto a Palermo, Potenza e Trapani per concludere le celebrazioni pasoliniane con un tour europeo.
MANDALA invece debutterà a New York nel febbraio del 2006  nell’Auditorium del Rubin Museum of Tibetan Art per poi essere riproposto a San Francisco, nuovamente a Los Angeles e a Tulsa in Arizona.
Infine sarà proposto all’AUDITORIUM di Roma l’11 Aprile nella stagione concertistica 2006 e a Grenoble in Francia.

Da qualche mese la storica etichetta di Centazzo ICTUS RECORDS nata in Friuli nel 1976 e’ di nuovo attiva con un suo sito (www.ictusrecords.com) e la presenza di ben 40 CD con tutto il lavoro riorganizzato scientificamente di Centazzo sui vari siti musicali per il download, preminentemente su APPLE iTunes (www.apple.com).
Tra un mese uscira’ a Los Angeles un cofanetto di 12 CD per il trentennale dell’etichetta fondata appunto nel 1976 da Centazzo e Carla Lugli.
Il cofanetto conterra’ preziosi inediti del periodo “musica improvvisata” in varie formazioni e le ultime registrazioni di Centazzo.
Un cofanetto di 8 CD celebrera’ qualche mese dopo la sua carriera di percussionista e autore per la percussione  presentando le sue composizioni solistiche, le improvvisazioni solo e con vari gruppi di percussione e le opere edite dalla Warner Chappell.
Il lavoro verra’ presentato ufficialmente nel  Novembre del 2006 prima del concerto solistico MANDALA al Festival di percussione PASIC a Columbus nell’Ohio.

Attualmente Centazzo sta lavorando alla sua quarta opera lirica (dopo TINA, MEMENTO e SIMULTAS) che debuttera’ a Dallas nel gennaio del 2007

Elisa Salviati
(PR/Press)

Rain On the Borders

Andrea Centazzo the composer? Yes. He has in later years come to develop his music in a composi- tional direction and Rain On the Borders (Ictus 308) is a very good place to sample the orchestral component. The album consists of the title piece conducted by the composer, recorded in 1995, and several shorter works from 1986. Together they give a coherent and musically satisfying overview of some of this work.

“Rain on the Borders” has a minimalist post-Riley-Reichian motor periodicity to the opening section and then something more rhapsodic, yet also rhythmically active towards the end of the second half. Soprano Lia Lantieri and pianist Dennis Biancucci come over well in their solo parts.

The second half of the CD features jazz-tinged solo spots for Roberto Ottaviana, Carlo Actis Dato and Roberto Manuzzi. “Tiare” brings an attractive repeating and developing motif in the orchestra against a pulsating mallet ensemble.”Tina Suite” has bold orchestration and some dramatic brass blocks against a pulsating rhythmic foundation.

The four part “Pasosuite” continues to unveil Centazzo’s take on minimalism with dynamic malletwork against bold, brassy motif development.There’s room for some fleet and out sax work, Mr. Dato sounding quite empassionaed and acrobatic.

The point though is that this is music that has excitement, beauty, contour and irresistible pulse. There is a muscular lyricism at work that is a hallmark of the Centazzo’s style of this era.

A very invigorating listen! Recommended.

Grego Appelgate on Gregomusic Reviews (oct. 2011)

THE SHADOW AND THE SILENCE

FOR NARRATOR, PERCUSSION, DIGITAL PERCUSSION AND VIDEO IMAGES

L’ombra e il silenzio e’ il titolo della terza opera pasoliniana di Andrea Centazzo, scritta per il trentennale della morte di PP Pasolini (2005).

E’ la terza opera che il compositore dedica al grande poeta dopo Omaggio a PP Pasolini del 1985 e Pioggia sui confini del 1995.

Mentre le altre due opere erano composizioni per soprano, narratore e orchestra, con quest’ultimo lavoro Centazzo ritorna alla performance da solo continuando il suo ritorno alla pratica strumentale solistica iniziato nel 1999 dopo anni dedicati solo alla composizione e direzione d’orchestra.

Cosa distingue concettualmente quest’ultimo lavoro dai due precedenti?
Mentre le altre due opere erano liberamente ispirate dalle liriche pasoliniane ampiamente usate nelle composizioni, L’ombra e il silenzio invece e’ ispirato alla figura di Pasolini, alle sue contraddizioni, alla sua vita disperatamente tesa ad un finale tragico, alla sua orrenda morte che sembra quasi scritta come parte di un suo romanzo.
La morte del poeta, la sua disperazione esistenziale e il desiderio di morte che aleggia nella maggioranza dei suoi scritti sono dunque il tema centrale di questo nuovo lavoro di Centazzo.

Lo spettacolo si apre con la cronaca della morte e con il ritrovamento del corpo straziato per passare poi alle considerazioni e ai dubbi che per anni hanno fatto seguito ad un fatto mai chiarito.
Fino alla nuova confessione del presunto assassino.
Anche i video di cui come al solito Centazzo e’ autore, ruotano ossessivamente intorno all’immagine dello scrittore in una interazione strettissima con il testo recitato e la musica.

Centazzo qui cita se stesso con un frammento di TIARE la videocomposizione dedicata al Friuli che lo impose tra il 1985 e 87 come uno degli autori piu’ interessanti della emergente scena multimediale e che gli valse una messe di premi internazionali.
TIARE era stata allora definita Pasoliniana per la sua nostalgia, ironia e per il rimpianto che emana da molte immagini.
Qui introdotto e seguito dai versi friulani di Pasolini testimonia la similitudine nel percorso d’esilio dei due artisti.
Il devastante rapporto con la madre viene riproposto associato ad immagini dal Vangelo, mentre l’autodistruzione tanto cara al poeta si materializza con i versi sostenuti dalle citazionei di MEDEA.

“Questo spettacolo non sarebbe stato possibile tre anni fa “dice l’autore” Solo grazie alle nuove tecnologie che mi permettono di richiamare in tempo reale suoni, ostinati, sezioni orchestrali grazie al computer pilotato da una tastiera, ho potuto realizzare il sogno di essere io l’orchestra con tutti i suoi colori e timbri strumentali e vocali”
La maggior parte dei suoni sono stati registrati personalmente da Centazzo nei suoi viaggi nel mondo e quindi elaborati nel suo studio di Los Angeles e finalmente imagazzinati nel computer con le nuove tecniche digitali.

Copyright Andrea Centazzo 2014